drammaturgia e regia: Pina Di Gennaro
con: Alessandro Paschitto, Marina Cavaliere, Emilio Marchese
scenografia: Pina Di Gennaro e Tiziana Mastropasqua
disegno luci: Pina Di Gennaro
durata: 60 minuti
Da un’ampia vetrata s’intravvedono marito e moglie, divisi da un sottile quanto kafkiano e paradossale confine di guerra che frantuma in due parti una città. Il riadattamento della nota pièce di Ariel Dorfman firmato da Pina Di Gennaro, è capace di innestare in uno dei più mirabili esempi di drammaturgia di prosa contemporanea elementi musicali di teatro-danza capaci di trasportare lo spettatore verso suggestioni e atmosfere uniche, in un connubio che materializza in scena il “magico” e lo “sciamanico”. Aleggiano sulla scena le ceneri di legami familiari dissoluti da impetuosi venti di guerra dell’Est, una natura morta urbana di rami secchi spuntano nella penombra di una casupola segnata dal rigore e dalle sofferenze della guerra. Dentro la cenere è segnato da una perpetua danza dei sentimenti dei protagonisti, delle loro relazioni umane, messe alla prova del senso d’incertezza di una famiglia divisa, in attesa del ritorno di Joseph, il figlio perduto che riappare nell’ombra del personaggio della guardia che irrompe improvvisamente sulla scena a sovvertire i precari equilibri. Allargando lo sguardo della suggestiva scenografia, si scorge anche un “fuori”, il cortile dove si svolge gran parte dell’azione, da dove il nido familiare appare angusto come lo scantinato del Guernica di Picasso squassato dai raid aerei che irrompono ripetutamente sulla scena. Immagini dense di luci ed ombre in conflitto, che disegnano un campo di battaglia minato dai bagliori accecanti delle passioni e dai dolori dei protagonisti, che si alternano al ritmo festante della musica balcanica, sottolineano un interessante uso registico della scena, mirato ad illuminare i confini, e con essi gli interrogativi, sia materiali che immaginari, laceranti quanto paradossali, che segnano lo svilupparsi della vicenda.